Lolita
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Ebbene lettore, in un attimo compresi che la mia adorata ninfetta era fuggita. Ero livido di rabbia commista a disperazione e ricordo solo che, isterico e ubriaco, guidai senza meta. Poi il buio! Ne seguì un coma di tre lunghi mesi e un risveglio traumatico. Chi ero? Dov’ero? Cosa mi era successo? Un certo dottor Blue mi stava dicendo che mi chiamavo Humbert Humbert, ero ricoverato nell’ospedale di Helphinstone, avevo una figlia incinta che era stata dimessa lo stesso giorno
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La gola secca, un spugna ruvida di sabbia, la spalla curva pietrificata come un quarto di luna poggiato ad una parete. Il sonno mi aveva sigillato gli occhi di cispa, un nettare notturno in cui tutte le immagini si erano cristallizzate come lava.
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(9103 voti, media 3.98 di 5) Finale vincitore!
Ubriaco di un passato impossibile e di un amore vergognoso. Ubriaco di gin. Ubriaco delle sue velenose parole e dei suoi sorrisi falsi. Ubriaco del suo pessimo carattere e del suo fascino ninfico, quasi sparito del tutto, risucchiato da quell’enorme protuberanza che sporgeva dal ventre, pullulante di vita. Ubriaco del dolore, della voglia di vendetta. Ubriaco dei ricordi passionali e delle sue facce imbronciate. Ubriaco, semplicemente, di Lo-li-ta.
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Avevo appena ucciso Quilty.
Tutto era compiuto. Ora non rimanevano che due possibilità: scappare o costituirsi. Scelsi la seconda. Entrai nel bar all'angolo della strada e una volta all'interno confessai senza pudore al barista che ero stato io a sparare, che quei colpi ripetuti di pistola, ossessivi come la mia passione per Lo, erano usciti dalle viscere del mio odio per Quilty. Poi ordinai un caffè.
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Telefonando alla direzione, un'allegra voce mi disse che Lo era stata prelevata il giorno precedente da suo zio Gustave. Trasalii: quale zio? Deglutii e, sforzandomi di restare lucido, mi feci descrivere il fantomatico Gustave, un tipo alto, corpulento, dall'aria bonaria e con indosso un cappotto di pelle marrone. Mi precipitai nella zona dell'ospedale senza neppure riagganciare il ricevitore; interrogai baristi, infermieri, negozianti...