Lolita

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Ebbene lettore, in un attimo compresi che la mia adorata ninfetta era fuggita. Ero livido di rabbia commista a disperazione e ricordo solo che, isterico e ubriaco, guidai senza meta. Poi il buio! Ne seguì un coma di tre lunghi mesi e un risveglio traumatico. Chi ero? Dov’ero? Cosa mi era successo? Un certo dottor Blue mi stava dicendo che mi chiamavo Humbert Humbert, ero ricoverato nell’ospedale di Helphinstone, avevo una figlia incinta che era stata dimessa lo stesso giorno

del mio incidente e avevano cercato, invano, di contattare sia lei che suo zio col quale era andata via, ma non avevano lasciato recapiti. Finché non avessi ricordato (forse mai) o non fossero riusciti a informare i miei cari in altro modo, mi avrebbero trasferito in una struttura adeguata, dove, me lo assicurarono, si sarebbero presi cura di me.

 

Trascorsi il resto della mia seconda vita lì, sperando di rammentare la prima, sforzandomi disperatamente di rievocare qualcosa o qualcuno che potesse ristabilire i contatti con il mio io perduto e intanto mi consolavo al pensiero di avere una figlia e un nipotino, o una nipotina, chissà! Fantasticavo, forse l’avrei riconosciutavedendola, semmai fosse riuscita a capire cosa mi era accaduto e perché, realmente, fossi sparito dalla sua vita. Probabilmente era convinta, e questo mi straziava, che non le avessi perdonato, considerando il mio caratterino, la gravidanza in così giovane età.

Il dottor Blue gli aveva raccontato della reazione spropositata che ebbe in ospedale quando seppe che sua figlia era stata dimessa ed era venuta a prenderla lo zio, ma non poteva sapere, e Humbert non ne aveva più memoria, che il motivo di tanto livore non era stato la notizia della gravidanza, che in verità aveva appreso da lui per la prima volta, ma l’avverarsi della sua più grande paura, perdere la sua Lo.

Humbert Humbert è morto non sapendo che, in verità, non aveva mai avuto unafiglia, ma una perversa relazione con una minorenne, e che non aveva mai avuto un nipotino o una nipotina, ma un figlio, Charlie, scrittore come lo era stato lui, che dopo la morte della madre, unico frammento di famiglia che aveva conosciuto e avuto, aveva deciso di scavare nel suo passato, prima di convincersi che era rimasto solo al mondo.

Quel che scoprì non gli piacque. Scovò il diario della madre dal quale apprese che, quando si rese conto di essere incinta, trovò finalmente la forza di svincolarsi da quella relazione scriteriata che lui mai avrebbe immaginato avesse potuto avere con quello che credeva fosse suo nonno. Voleva provare a vivere una vita vera, per lei, per lui. Ci riuscì grazie ad una compiacente e volgare impicciona infermiera, Mary Lore. Durante la sua permanenza in ospedale, infatti, Dolores la persuase ad aiutarlaa fuggire da un patrigno meschino e manesco con cui, le confidò falsando in non pochi punti il racconto, era stata costretta a vivere dacché era morta la madre. E inscenarono così le dimissioni accompagnata da un fantomatico zio. Mary Lore mantenne un’assidua corrispondenza con Dolores e fu lei, con vena sadica,a informarla della sorte capitata al patrigno. Dolores, dal canto suo, ne fu tacitamente sollevata perché l’amnesia di Humbert, non gli avrebbe consentito di cercarla e di minare il suo tentativo di trovare un equilibrio. E poi le sembrò che finalmente sua madre avrebbe potuto riposare in pace. Sì, perché Charlie rinvenne anche i diari di Humbert. Dolores li aveva trovati poco prima di scoprire di essere incinta e, chissà perché, li aveva conservati. Rimase inorridito nel circolare, attraverso quelle assurde pagine, nella vita di due genitori così incredibilmente irrazionali ed estranei, poi la stilettata al cuore contenuta nell’ultima pagina, scritta poco prima di morire:

 

“Caro Charlie,

semmai leggerai questi diari e il mio (mi auguro dopo la nostra morte perché non potrei reggere il tuo sdegno) ti prego non disprezzarci ma comprendici. In vita io e tuo padre abbiamo conosciuto in prima persona la follia e ne abbiamo pagato le conseguenze, ma io voglio che tu la conosca solo in terza persona e ne rimanga disgustato e mai assoggettato.Per questo ti ho nascosto tante cose.Ma ora sai!

Ti prego perdonami e vivi meglio che puoi, meglio di noi. Ti amo!

Mummy”

 

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Nota per il lettore più attento. Ebbene, ti starai chiedendo se, prima del ricovero di Lolita in ospedale, qualcuno realmente stesse seguendo lei e Humbert. Beh, non proprio. Lolita era decisa a far impazzire Humbert per renderlo vulnerabile e sfruttare il suo disorientamento per costruirsi l’occasione di fuggire.

Nonostante i suoi sedici anni, Dolores Haze, è riuscita a manipolare e a tenere sotto scacco, tutte le persone che hanno incrociato il suo cammino: da viva, Charlotte, Humbert e Mary Lore, e da morta Charlie, il quale, per cercare di comprendere cosa avesse spinto i genitori a vivere così, cominciò a frequentare strane amicizie.

Forse Lolita con la sua confessione in punto di morte pensava di tergere la sua coscienza, invece aveva solo acceso il fuoco della follia in quel figlio che, tanto forsennatamente, aveva provatoa proteggere dal suo assurdo passato,fin da quando lo custodiva segretamente in grembo. Senza riuscirci. Sì perché sarebbe dovuta morire con Humbert e Dolores questa storia, invece avvelenò la vita di Charlie e decretò la mia fortuna. Charlie prima di morire in un manicomio mi inviò i diari di Humbert e Dolores, le sue memorie e un biglietto:

“Non son riuscito a diventare un grande scrittore come te ma spero di continuare a vivere attraverso la tua penna. Fai di me un capolavoro!”

Signori e signore della giuria spero di esserci riuscito.

 

NB. Ho letto l’edizione Adelphi di Lolita e nel riscrivere il finale son partita dal modificare il capitolo 23

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