L'Isola di fuoco
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Il capitano tacque per alcuni minuti,poi si sentì uno sparo proveniente dal ponte della nave;un uomo con una rivoltella in mano aveva sparato al secondo del capitano,aveva ferito un fanciullo e una donna. Poi,appena vide il capitano,si gettò nelle acque diventate un'enorme pentola. Sentimmo un leggero crepitio e poi un forte scoppio provenire dalla sala macchine:il motore era andato in avaria. Il capitano,sempre più preoccupato per la sorte dei suoi uomini e dei suoi passeggeri,controllò da che direzione arrivasse il vento. Soffiava proprio nella direzione sbagliata. Le vele erano state spiegate,ma la nave andava in direzione dell'Isola di Fuoco.
Non so per quale fortuna la nave si incagliò su uno scoglio abbastanza distante dall'isola maledetta;il vento era sempre più forte,quasi dovesse scatenarsi una violenta tempesta ma non si scorgevano nubi nere all'orizzonte.
Il capitano Watt diede ordine di chiudere ogni imposta e di mettere un fazzoletto bagnato sulla bocca e sul naso per proteggersi da quelle pericolose esalazioni tossiche che potevano far ammalare tutti.
Poi,nel bagliore dell'isola,si vide una piccola imbarcazione venire avanti e sfidare le onde,forse per prestarci soccorso. La sua pazza corsa venne fermata da un'onda che la capovolse,poiché la piccola imbarcazione era poco resistente.
La Victoria era in balia delle onde;improvvisamente una forte folata di vento la fece disincagliare ed essa andò contro uno scoglio che le procurò un danno minimo. Avevamo abbastanza possibilità di raggiungere il porto ma senza il motore e con quel forte vento che soffiava a sud-ovest vi erano non poche difficoltà.
Il capitano diede l'ordine di ammainare le vele;la stiva venne fatta riparare in modo grezzo ma che poteva resistere fino all'arrivo in porto.
Intanto i passeggeri portavano tutto ciò che potesse servire al loro salvataggio.
Il vento cessò di colpo ma l'isola era tutt'altro che un pericolo scampato:vi erano da superare i grandi scogli che la costeggiavano.
D'un tratto si sentì una scossa:l'isola stava scomparendo in un getto di vapore misto a delle forti onde che minacciavano di sommergere la nave ma qualcosa giungeva in nostro aiuto:una brezza che arrivava da ovest ci trascinava,anche se con molta lentezza,lontano da quell'isola.
I guai e i pericoli in mare sono sempre in agguato;un fanciullo curioso vide delle grandi pinne inseguire la nave,ne contò circa una decina e avvertì il capitano,che mormorò qualcosa e corse verso la poppa.
L'Isola di Fuoco era lontana ma sembrava che ci perseguitasse.
Tutti dormivano mentre il capitano Watt controllava che tutto fosse stabile.
Gli squali erano spariti,andati via. Con quel vento avremmo raggiunto il porto nel primo pomeriggio.
Il capitano si addormentò profondamente e si svegliò all'alba e mi mandò a chiamare.
Il mare era tinto di rosso sangue e ne rimasi impressionato. Nell'aria si sentiva ancora l'odore pungente dello zolfo e del petrolio.
La nave procedeva a ritmo moderato e solcava le acque creando delle increspature che facevano rilassare chiunque le guardasse,il rumore delle onde dava piacere all'orecchio.
Sentimmo urlare un uomo :"Terra in vista!". Tutti videro il porto Nelson,mancano poche miglia e ci saremmo messi in salvo.
Il vento cessò. Tutti aspettarono di mettere piede sulla terraferma. La nave era ferma sull'acqua.
Giunta la sera il vento ricominciò a soffiare e tutti si rallegrarono;mancava meno di un miglio all'approdo nel porto ma la nave,ormai giunta alla fine del suo viaggio,si ruppe tra lo stupore di tutti.
Gli squali,rimasti in disparte fino a quel momento,arrivarono e divorarono molti uomini.
Quelli che rimanevano in vita nuotarono verso il porto e incrociarono alcuni piccoli pescherecci che li soccorsero e li trasportarono a terra.
Il capitano era morto con molti suoi uomini per permettere alle donne e ai bambini,che sopravvissero in pochi,di salvarsi la vita. I funerali del capitano Watt e dei suoi uomini vennero celebrati tre giorni dopo e vennero dati tutti gli onori per quei caduti

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