Madame Bovary

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Emma era disperata. Avanzava malvolentieri e con passi pesanti verso casa, non sapendo quali spiegazioni dare a suo marito. Passò davanti alla chiesa avvolta nel buio e, all’improvviso, colpita dalla luce che veniva da una finestra della canonica, si fermò e decise di andare dal reverendo Bournisien.
Lo trovò intento a prepararsi la cena. Appena lui la vide così pallida e stremata le chiese se si sentisse male.

Emma rispose: ”Sono rovinata, padre. Non so come fare, mi aiuti, la prego! Lei è la mia unica àncora di salvezza.”
Il prete la fece sedere e la invitò a raccontargli tutto. Lei scoppiò in lacrime e cominciò a confessare tutte le sue pene e i suoi peccati. Gli parlò della sua insoddisfazione matrimoniale, della voglia di fasto mondano, degli adulteri, delle innumerevoli menzogne, delle spese sfrenate che l’avevano spinta pian piano nelle spire del truffatore Lheureux fino al pignoramento e alla rovina totale.
Il reverendo l’ascoltò in silenzio senza mai interromperla. Benché fosse avvezzo alle miserie umane, non riusciva a credere alle sue orecchie e disse: ” Figlia mia, come hai potuto arrivare a tanto? Cosa ti mancava? Hai un marito onesto e premuroso ed una bimba graziosa. In convento non ti hanno insegnato come distinguere la virtù dalla vanità delle cose terrene? Ad ogni modo se sei venuta qui è di certo perché la tua fede in Dio è ancora viva; nonostante tutto credi nella Sua grandezza e sai bene che Lui non abbandona mai le sue creature in difficoltà. Ma ora non ti occorrono né compassione né prediche. La situazione è molto grave, però ci sarà pure una via d’uscita. Intanto ti accompagno a casa da tuo marito che sarà certamente in grande affanno.”
Ben presto furono da Charles il cui volto era segnato da evidente preoccupazione.
Alla vista della moglie in compagnia del reverendo, Charles si sentì rassicurato ma subito dopo si accasciò pesantemente su una sedia vicina per esplodere in un pianto liberatorio. Poi si ricompose, prese animo e si predispose all’ascolto.
Il reverendo cominciò a parlare della debolezza dell’animo umano, della facilità con cui si cede alle lusinghe delle vanità terrene, di fiducia mal riposta, della cattiveria di chi è pronto a rovinarti, della sua cupidigia e disonestà spesso difficilmente perseguibile e punibile. Infine aggiunse: ”il danno è fatto ed è troppo tardi per ripararlo in modo indolore. Tutti ormai sanno della vostra rovina, tutto ciò che possedevate è pignorato, perciò non c’è motivo di restare ancora qui. Vi consiglio di partire subito per i Bertaux dove avrete un tetto sicuro, cibo, affetto e rispetto.” Poi prese la mano destra di Emma e la pose su quella di Charles in segno di riconciliazione e a suggello della loro unione davanti a Dio.
Entrambi docilmente si lasciarono guidare e, mostrando gratitudine con gli occhi velati di lacrime, lo abbracciarono. Lui li benedisse, promise di ricordarli sempre nelle sue preghiere e andò via. Durante il tragitto verso casa ripensò a tutto ciò che la signora Bovary gli aveva confessato e si rimproverò di non aver fatto abbastanza per la sua comunità, ripromettendosi di rimediare. *                        
I Bovary arrivarono ai Bertaux la mattina dopo. Papà Rouault era in casa a fare colazione e fu enormemente sorpreso del loro arrivo. Era la prima volta che vedeva la sua nipotina, corse ad abbracciarla e le disse: ”Su, vieni, ho una cosa da mostrarti” e la portò per mano in giardino. “Vedi! Quello è un susino e l’ho piantato per te quando sei nata. Ora dà già tanti buoni frutti.”
Poi ritornarono in casa e si sedettero tutti intorno al tavolo per la colazione. Emma, alquanto imbarazzata, riferì per sommi capi gli ultimi disastrosi eventi della loro vita e chiese ospitalità. Papà Rouault rispose: ”Sapete benissimo che questa è anche casa vostra. Mi dispiace per ciò che è successo, ma alla fine non tutti i mali vengono per nuocere: ora posso avere un po’di compagnia, un aiuto nella fattoria, una figlia e una nipote da amare ed un medico pronto a curare i miei malanni. Non temete, tutto andrà bene ora che siete qui.” *                        
A Yonville ci si stupì non poco dell’improvvisa partenza dei Bovary, facendo per oltre un mese le più strane congetture ed ogni sorta di pettegolezzi.   
La stessa Fèlicitè era rimasta di stucco quando, rientrando a notte fonda dall’incontro segreto con Théodore, non aveva trovato nessuno a casa. A chi le chiedeva notizie a riguardo rispondeva: “E’ davvero strano! Quella notte ero così stanca da non essermi accorta di nulla.”
Bournisien, fedele alla promessa fatta a sé stesso e a Dio, non solo rese le sue omelie più pregnanti ed efficaci, ma divenne più presente e coinvolto nella vita della comunità. Confidava di aprire, prima o poi, una piccola breccia anche nell’animo di persone dure e insensibili come Homais, Rodolphe, Lheureux o Guillaumin. *
Non fu facile per Emma ritornare a vivere nella fattoria. Molti furono i momenti di smarrimento e sconforto, ma il pensiero del reverendo le dava il coraggio di resistere e di andare avanti. Si teneva continuamente impegnata per evitare che l’ozio la rendesse di nuovo insoddisfatta. Berthe cresceva libera e felice tra l’amore della mamma e le coccole del nonno. Charles ben presto riprese a prestare le sue cure agli ammalati del circondario.
In quel clima di semplicità e serenità gli affanni ed il dolore di Yonville erano ormai lontani.

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