Il Barone Rampante

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Era tornata[…]dappertutto. E vedere come si divertivano insieme!!Io, in cuor mio, sentivo che quella Viola era una tipa un po’ strampalata ma tra i due il più matto era certamente mio fratello. Poi accadde ciò che nessuno, neanche la mente più estrosa del mondo, avrebbe mai potuto immaginare: dopo solo sei mesi decisero di convolare a nozze. Quando la notizia si diffuse a Ombrosa tutti ne dubitarono l’autenticità;

fu solo quando Cosimo, distribuendo gli inviti “finestra a finestra” ne lasciò inavvertitamente cadere due, che essi furono ritrovati dalle due donne nubili più linguacciute del paese, le sorelle Lingualunga. Non è affatto difficile immaginare cose avrebbero fatto subito dopo le donne! Corsero nella piazza principale, dove si teneva il mercato giornaliero, e presero ad urlare a gran voce: .In poco tempo si radunò intorno a loro una gran folla incuriosita da quel pezzo di carta. Rimasero però alquanto meravigliati quando la maggiore delle Lingualunga sollevò il foglietto e videro che era scritto a mano, con scrittura davvero elegante e senza alcun errore grammaticale; anzi, il foglietto brulicava di parole di altissimo livello, la maggior parte delle quali incomprensibili alla gente comune. Essi non sapevano della biblioteca di mio fratello e anche io stesso quando lessi l’invito rimasi fortemente meravigliato da quanta cultura potesse aver appreso un autodidatta che da quando aveva dodici anni era vissuto su un albero. L’altra cosa per cui la gente si stupì,ma in questo caso nel senso opposto(e anche io che sono il fratello posso dirvi che era alquanto forte di gusto), fu il cuoricino attaccato sul retro ricavato sicuramente dalla pelle degli innumerevoli animale che cacciava ogni giorno. Indipendentemente da ciò che le malelingue dicevano, il matrimonio si svolse e non fu affatto un matrimonio comune!Lo sposo e la sposa erano già pronti su una maestosa e secolare quercia quando noi invitati arrivammo. Notammo che era stato allestito un piccolo ma grazioso altare per la cerimonia su quel grande ramo e sotto di esso erano state disposte le sedie. Chi voleva poteva salire sull’albero e io fui il primo..e anche l’ultimo!La cerimonia fu emozionante: non riuscivo ancora a credere che mio fratello fosse riuscito a trovare una donna che era d’accordo a vivere come lui! Seguì un piccolo rinfresco a base di frutta appena colta e niente più. I due anni seguenti trascorsero rapidamente e nei due sposi la fiamma dell’amore che aveva aspettato così tanti anni per unirsi sembrava essere fonte inesauribile di tenerezza e gentilezza. E fu proprio osservando il loro rapporto che decisi di fidanzarmi. Scelsi una fanciulla molto bella: bionda, occhi azzurri e dolce di carattere; il suo nome era Eva d’Ombrosa. Le feci conoscere Cosimo e Viola:li reputò originali! Le nostre nozze furono, rispetto a quelle di mio fratello, scontate, ma a me e ad Eva piacevano: era quello l’importante! Una sera, mentre cenavamo, notammo che la luce emanata dalla lanterna di Cosimo si spense di colpo. Andai in giardino e chiesi se fosse tutto regolare ma non ottenni alcuna risposta. Allora tornai in casa, presi una lanterna a mia volta, e cominciai a cercarlo. Dopo pochi minuti mi raggiunse mia moglie e vedendomi così agitato cercò di rassicurarmi dicendomi che sicuramente erano andati a caccia notturna oppure stavano solo facendo una gara e che presto sarebbero tornati; ma tutti i tentativi di mia moglie furono invani! Ad un tratto vedemmo Viola correre tra i rami con un otre pieno d’acqua. le urlai..La sua voce era tremante e stava per scoppiare in lacrime. Mi arrampicai sull’albero e in un attimo fui da lui. Mi faceva così strano vederlo in quelle condizioni! Il colorito pallido, il respiro affannoso e ansimante, con un filo di voce cercava di mostrare tutto il suo amore per la donna che l’aveva amato e seguito in tutta la sua vita. Io, il suo fratellino, colui che nei primi tempi gli aveva prestato aiuto, mai avrei potuto immaginare di vederlo in pericolo di vita. Aiutai Viola nel tentativo di rianimarlo ma quando il cuore si fermò, capì che non c’era più niente da fare. Viola era disperata e affranta dal dolore:non riusciva a rassegnarsi all’idea di aver perso, in così poco tempo, l’uomo che l’aveva fatta innamorare. Decidemmo di cremare Cosimo e, per volontà di sua moglie, spargemmo le sue ceneri fra gli alberi su cui lui aveva vissuto. Viola cercò di continuare la solita vita per quanto fosse difficile e per tener vivo il più possibile lo splendido ricordo dell’ ”uomo che visse su gli alberi”! Poche settimane dopo scoppiò l’allarme MELE VELENOSE:un verme che ingerito dall’uomo era fatale! Tutti in paese ne parlavano e ci mobilitammo in tutti i modi possibili per espandere la notizia, per non provocare altre morti. Io per primo, avendo vissuto la perdita di un fratello, mi sentivo partecipe e mi chiedevo:” Come può, un piccolo e insignificante vermiciattolo abbattere un leggenda come mio fratello?”

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