I Nani di Mantova

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Un brutto giorno capitano Bombardo seppe da uno dei suoi spioni che Fagiolino aveva ricevuto saggi consigli dai Giganti. Quella stessa mattina, con cento guardie al seguito, egli si diresse al Palazzo Tè con l’intento di appurare la verità.
Mentre andava verso la meta in groppa al suo cavallo, il capo delle guardie si esercitava a comporre la sua presentazione in forma di canzone:

Buongiorno alle Vostre Altezze,
a tutto l’Olimpo mi presento.
Sono Bombardo, capitano nelle fattezze,
delle guerre un vero portento.

Giunto a destinazione, scende da cavallo, entra nel palazzo e chiede udienza ai Giganti. Si presenta con la sua canzonetta e prosegue con queste parole:


Signori dell’Olimpo, per carità,
vogliate soddisfare la mia curiosità:
in altezza è “normale” il qui presente Bombardo
o i nani, poco più alti di un petardo?

Per un po’ le grandi figure lo ascoltano incuriositi poi, guardandosi tra di loro con un sorriso sornione, scoppiano in una gran risata. Uno dei Giganti, quello seduto nel mezzo, si alza e con voce tonante parla così:

-    Capitano Bombardo, cosa hai provato mentre noi ridevamo?
-    Ad essere sincero, ammetto di aver provato umiliazione, rabbia e desiderio di vendetta.
-    Tu sei vittima della superbia.
-    Non ho capito il concetto.

-    Secondo te, chi è quello normale tra noi due? Io che sono più alto di te o tu che sei più basso di me? Qui ti abbiamo trattato così come tu tratti Fagiolino e gli altri nani. Il concetto di normalità è una comoda invenzione, di voi “mediani”, che usate con prepotenza nei confronti dei più deboli.
Sai, invece, qual è la differenza tra noi, voi e i nani? Nessuna! Abbiamo tutti una testa per pensare e un cuore per amare. Il segreto per diventare grandi per davvero sta nel saper usare con equilibrio l’una e l’altro. Rosso per la vergogna, il capitano Bombardo tornò a casa con tutti i suoi sensi di colpa. Il giorno seguente egli decise di andare al quartiere in cui i nani vivevano mescolati alla povera gente. Accompagnandosi con la sua chitarra scordata, intonò una nuova filastrocca:

Salve, gente di ogni altezza!
Arrivo un po’ in ritardo
ma pieno di saggezza.
Sono il Capitan Bombardo,
vengo in pace a stringervi le mani,
chiedendo scusa a uomini, donne e nani.

I nani uscirono dalle loro rispettive dimore per acclamare in coro il capo delle guardie, usando i loro strumenti di lavoro come orchestra. E fu il giovane Fagiolino a intonargli l’ultima strofetta, che diceva:

Caro Capitan Bombardo,
i consigli dei Giganti
ci hanno resi quasi uguali.
Torniamocene a casa tutti quanti
e, rimanendo tali e quali,
nell’amata reggia dei Gonzaga,
mettiamo per iscritto questa saga.
E tutti, nani e no, fecero coro, là nella bella città di Mantova. La mia favola è finita.
Votate, prima di andar via.
Con gioia infinita,
ringrazio tutta la compagnia.

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