I Nani di Mantova

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E fu forse dopo quattro secondi che la nana sarta aveva finito di dire quel che disse, che Fagiolino propose di andar dai Giganti.
Perché? Chiese l’ombrellaio, un po’ distratto perché ancora pensava al magnifico colpo d’ombrello assestato allo scudiero del Capitan Bombardo.
Per ringraziare, disse Fagiolino. E così dicendo fece un inchino.
Partirono allora i nani, e in testa stava proprio Fagiolino. E dietro di lui il pescatore. E dietro ancora il panettiere.

Giunti che furono al palazzo Tè, tutti in coro chiesero al più piccolo:
Su dicci Fagiolino
Dove dobbiam andare
Per far ciò che ci spetta
E dunque ringraziare.
Il fatto è che era ormai sera, e quel giorno non c’era la luna a rischiarare come la prima volta, sicché la truppa si perse a girovagar tra le stanze.
Possibile che non ti ricordi? Chiese sbuffando la sarta, che già lo minacciava, un po’ per finta un po’ sul serio, con un dei suoi spilloni.
Neanche un punto di riferimento, chessò, una colonnina? Aggiunse il panettiere, che se avesse avuto un fornetto  con sé, si sarebbe forse cucinato un Fagiolino croccante …
Compagni miei adorati
Non fate troppa fretta
E sia il più fortunato
Colui che calmo aspetta.
Piacevolmente colpiti da queste parole, o forse troppo stanchi per ribattere, gli altri si misero in silenzio finché, gira e rigira, trovarono la stanza dei Giganti. Oooohhh, fecero tutti all’unisono, compreso Fagiolino che, anche se era l’unico ad essere già stato lì, non per questo era meno meravigliato.
E adesso? Chiese il pescatore.
Adesso cosa? Chiese di rimando Fagiolino.
Adesso che si fa?
Adesso, mmm, adesso , mmm … così esitava Fagiolino, che non sapeva bene cosa dire, finché:
Signori, giganti
Siam qui per un omaggio
A chi con le parole
Ci ha infuso il suo coraggio.
Così disse, col petto all’infuori e forse addirittura in punta di piedi.
Ma niente. I giganti rimasero in silenzio. Un minuto, poi tre, poi cinque.
E dopo ancora dieci, venti, trenta. Un’ora.
Nessuno parlò per tutta un’intera ora.
Poi, dopo un’ora e un minuto, il nano vasaio, il nano che fino ad allora era per così dire stato nell’ombra, un po’ perché molto timido, un po’ perché nella tenzone col capitan Bombardo era rimasto nelle retrovie per colpa di un improvviso mal di pancia, questo nano apparso in coda a questa storia disse ai suoi compagni la sua.
Forse, Fagiolino, i giganti non parlano ora perché non han parlato nemmeno l’altra volta. Forse, Fagiolino, la saggezza dei giganti tu ce l’avevi già  nella tua testolina. Forse, e dico forse, ti sei sognato tutto.
Chissà, non è dato sapere se avesse ragione il nano vasaio; quel che invece si sa è che a Fagiolino e ai suoi compagni quest’idea di non aver bisogno dei giganti non dispiacque affatto, e così tutti quanti tra loro si unirono in un abbraccio multiplo e in un urrà che risuonò tra le volte dello stanzone. Proprio mentre un improvviso raggio di luna si riflesse nell’occhio del gigante più gigante di tutti, così che sembrò quasi che questi facesse l’occhiolino.
Finale alternativo
Per una storia bella
Che parla di giganti
Senza la favella.

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