Il ritratto di Dorian Gray

Il ritratto di Dorian Gray

Concorso terminato

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Corse in soffitta in lacrime; i sensi di colpa divoravano il suo stomaco non avrebbe mai voluto che la gente lo vedesse in quello stato. Uno stato nel quale solo le persone colpevoli erano a abituati a vivere. L'essere consapevole di avere un'esistenza,un'anima marcia e logora: questo era il suo peccato peggiore. Strinse tra le mani il quadro afferrandolo dalla cornice massiccia e pianse lacrime acide. Le stesse sciolsero la tela e nelle sue mani non rimase nulla. Un vuoto incolmabile lasciato dall'assenza,un vuoto paragonabile alla sua anima che sprofondava nell'insignificante e nella vecchiaia. Chinò il capo e chiuse gli occhi quando ad un tratto sentì bussare alla porta. Nessuno era in casa in quel momento pensò,non poteva aprire la porta in quello stato.

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Corse a passo svelto verso casa, girò la chiave del portone centrale come non faceva ormai da anni e in un attimo si precipitò nella sala di sopra.
Avrebbe guardato il suo ritratto per l'ultima volta, attentamente. Aprì le imposte della finestra per prendere un po' d'aria, facendosi strada con la luce fioca di una candela consunta per non svegliare la servitù che a quell'ora certo dormiva. Rimase per alcuni minuti fermo, praticamente impalato, davanti a quel drappo purpureo che copriva il quadro. Sentì il respiro farsi affannoso, con la mente che correva dietro agli interrogativi di Lord Enrico.

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Pensando a Hatty, si domandò se il ritratto fosse cambiato, adesso che aveva compiuto una buona azione. Salì le scale, ansioso e speranzoso al tempo stesso. Hatty per lui non era ormai nulla più che un’amica, forse anche meno. Tuttavia rappresentava una sorta di nuovo inizio. Dorian entrò. Sollevò il panno cremisi, fremendo. Il quadro era rimasto invariato, greve dell’orrore e dell’impudicizia di cui lo aveva sovraccaricato. Un gemito rabbioso gli sfuggì dalle labbra scarlatte. La delusione lo trascinò nuovamente nel baratro della vanità: non poteva sopportare l’idea di essere così disgustoso, quando aveva un aspetto tanto soave. Perché il ritratto rappresentava il vero Dorian.

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Afferrò il coltello che aveva ucciso Basil Hallward con la pallida e gelida mano, lo strinse forte in essa. Il pensiero che forse era tempo di farla finita gli balenò nella mente.
<<Dio perdonerà la malvagità del mio essere se vede in me sincero pentimento, se osserva il mio gesto...>> sussurrò.
Con chi stava parlando? Con se stesso o al quadro?
Sollevò lo sguardo sull’essere immondo del ritratto, lentamente come se lo temesse e forse si, lo temeva.
Non era semplicemente la prova indiscussa della sua cattiveria.

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