Il Barone Rampante

Il barone rampante

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(131 voti, media 4.66 di 5)

Fino ad allora la pazzia di Cosimo era stata ispirata dalla ribellione e da quei strani principi d’orgoglio che si era preposto.
Dopo l’addio a Viola, fu chiaro che divenne matto.
Io e la mia famiglia vivevamo nel castello nel feudo dei Rondò, ma convinsi mia moglie a trasferirci momentaneamente nella vecchia villa di famiglia. Gli alberi diradavano verso il castello perciò decisi di stare accanto a Cosimo.

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Come appresi in seguito da una lettera di Cosimo (strabordante di dettagli e racconti inverosimili), la vista della mongolfiera aveva riacceso in lui quel desiderio ormai sopito di esplorazione del mondo e rievocato il giovanile divertimento nell’avere una diversa visione della realtà. L’idea di poter scrutare da un’altezza mai raggiunta il suo bosco, la sua casa, la sua Ombrosa e tutta la Riviera ligure di Ponente lo aveva esaltato e spinto ad aggrapparsi a quella corda.

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Era tornata[…]dappertutto. E vedere come si divertivano insieme!!Io, in cuor mio, sentivo che quella Viola era una tipa un po’ strampalata ma tra i due il più matto era certamente mio fratello. Poi accadde ciò che nessuno, neanche la mente più estrosa del mondo, avrebbe mai potuto immaginare: dopo solo sei mesi decisero di convolare a nozze. Quando la notizia si diffuse a Ombrosa tutti ne dubitarono l’autenticità;

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La cosa si sviluppò in poco tempo e non ci fu spiegazione logica ad un fenomeno simile... Dapprima avevan cominciato a seccare le foglie.
Parti più esposte dei selvaggi ceppi, caddero, una dopo l'altra, come soldatini da guerra.

(103 voti, media 4.51 di 5) Finale vincitore!

La fuga di Viola gettò mio fratello nello sconforto. Era una batosta non da poco per uno come lui, ormai vecchio e malandato. Viveva in uno stato di inquietudine. Io cercavo di aiutarlo,  ma era  riottoso, incupito, incattivito. Aveva costantemente negli occhi Viola e, soprattutto, l'attimo in cui lei gli disse "addio". Una parola sola, pronunciata con distacco e freddezza, in un modo tale che ribattere sarebbe stato impossibile anche per un avvocato ciarliero.

(25 voti, media 3.48 di 5)

La fine di Cosimo Che Cosimo fosse giunto alla fine ce ne accorgemmo.
Non svolazzava da una pianta all’altra come era sempre stato solito fare ma aveva scelto un noce come sua nuova dimora e da lì non si muoveva.

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… ma c’erano anche di quelli che non pensavan punto che Cosimo fosse sparito dentro al mar di Liguria, e costoro – erano specie certi anziani Ombrosotti, secondo alcuni un po’ istupiditi, secondo altri oltremodo savi -, costoro sostenevano che dall’ancora della mongolfiera mio fratello si fosse arrampicato su su fino alla navicella, ma ben nascosto agli aeronauti, e che poi, una volta scesi gli ufficiali a terra, fosse ripartito in gran segreto sulla medesima mongolfiera,

(71 voti, media 4.34 di 5)

Mi piacerebbe che mio fratello non fosse ricordato per la sua follia, ma per tutto il resto. Sarebbe bello se le persone si ricordassero del fatto che è riuscito in più occasioni a salvare gli alberi dalle fiamme; per la sua vasta cultura, in tempi in cui la cultura stessa non sembra una necessità dell’animo umano; per essere riuscito a farla apprezzare al brigante Gian dei Brughi, in tempi in cui la capacità di tirar fuori il buono dalle persone è secondaria rispetto all’urgenza di punirli dinnanzi alla società;

(307 voti, media 4.71 di 5)

I fatti fin qui narrati sono il frutto dell’innegabile fantasia di mio fratello Biagio che, costretto a stare a letto tutto il giorno a causa della poliomelite, trovava giovamento leggendo e scrivendo storie sui personaggi della nostra famiglia: l’ispirazione gli derivava anche dal mio spirito ribelle, dalle mie rivolte giovanili motivate più dall’istinto che dalla razionalità e, soprattutto, dalla mia idea rivoluzionaria di vivere sugli alberi per guardare bene la terra, tenendomi alla distanza necessaria.

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