Il Barone Rampante

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La cosa si sviluppò in poco tempo e non ci fu spiegazione logica ad un fenomeno simile... Dapprima avevan cominciato a seccare le foglie.
Parti più esposte dei selvaggi ceppi, caddero, una dopo l'altra, come soldatini da guerra.

..scudo debole di una verde falange politica..  Mutarono colore i rami e alle loro estremità bianche e tozze sbocciarono fiori
puzzolenti, che inacidirono il terreno coi loro fluidi.
Il giorno dopo toccò ai tronchi. Qualcosa li rivoltò come sacchi, butterandoli dall'interno e modificandone l'assetto verticale: quei corpi lignei sembrarono strisciare a terra gl'uni contro gl'altri, cercando la sopravvivenza in combattimenti silenziosi, ma repentini. Le radici si alzarono e spinsero, bisognose di spazio, quella che una volta era la chioma dell'albero vicino.
Ma lo spazio non bastava più e gl'alberi continuarono a perire.
Molto presto la bella foresta di Ombrosa si trasformò nel suo deteriorato fantasma, costringendo il barone a scappare da un cadavere all'altro. Uno rimase, vincitore tra le belve, ma lentamente anch'egli stava morendo.
Centimetro dopo  centimetro la sua corteccia si stava ritraendo a riccio, disintegrandosi a distanza di poco, e progressivamente i suoi fiori stavano cadendo, lasciando svanire, coi loro petali marci, il loro odore pesto. Da bianchi, i rami divennero rosa, e poi scurirono in un rosso sanguigno.
L'albero diventò qualcosa di estremamente bello, ma destinato a mutarsi in polvere come tutto.
La gente di Ombrosa vi si radunò intorno, incuriosita e interdetta al tempo stesso, sia dalle nuove fattezze dell'albero, sia dalla situazione in cui ora verteva Cosimo. Egli sentiva su di sé il peso della scelta, pietra opprimente sul suo ventre gonfio, e ne cercava vanamente la fuga, roteando gl'occhi verso il cielo. Poiché la gente s'era radunata da giorni, e da giorni urlava “scendi!”, guardare il cielo, per lui, era diventato un modo per fuggire nella direzione opposta a quell'invito e, intanto, riflettere.
Se fosse sceso l'avrebbero accolto tra di “loro”, avrebbe percepito l'odore dei loro abbracci e la mollicosità di certe strette di mano. Biagio, piangente di gioia, gli avrebbe dato tutto, dalla casa ai vestiti... grazie a lui avrebbe riavuto tutto ciò che della terra gli mancava. Di lì a poco sarebbe partito in cerca di Viola, l'avrebbe trovata e sposata. [Epilogo di una sua scelta.] Perdutosi nell'opacità di quel cielo, fu molto facile per lui immaginare i tratti, i talloni e i seni della sua amata. E più ciò fu semplice, più si entusiasmò per quella scelta, che cominciò ad assumere i tratti tipici della tangibilità. Nella testa i pensieri si ammassarono e sgorgarono in sorrisi ed espressioni dubbiose.  Il dilemma rimaneva unico, le soluzioni due, i pensieri infiniti.
MORIRE, lasciando che l'albero gli si disintegrasse sotto i piedi o AMARE, cercando Viola e vivendo come chiunque vive? La scelta gli sembrava ovvia per qualsiasi individuo, ma per lui... Qual era il prezzo da pagare? “Quando una scelta diventa più grande dell'essere umano che la compie, questi, di solito, è portato a protrarla fino in fondo, onde meglio saggiarne la potenzialità e il fascino. Egli la spingerà alle estreme conseguenze, e rischierà la vita per essa, poiché tornare indietro richiederebbe un passo troppo grande.”
Questo pensò il barone, che tante e tante volte era stato sul punto di scendere dalla sua fioreggiante reggia e altrettante aveva ritirato il piede, forse sempre in virtù di quel pensiero che, in quel momento, sembrò chiaramente scolpito negl'occhi tristi e incerti. Intanto, il ramo sul quale era steso cominciava a racchiudersi, ticchettante come un orologio. Presto si sarebbe sgretolato, Cosimo sarebbe caduto e, inevitabilmente, sarebbe morto. Il suo unico contatto con la terra, dopo tutti quegl'anni, l'avrebbe ucciso. [Epilogo della sua altra scelta.]
La gente continuava a parlargli, desiderosa di vederlo scendere, mentre i bambini intonavano una stupida filastrocca composta per l'occasione.
Scendi! Scendi che marcisce!
Marcisce e non ti salva
l'amore per la selva Scendi, che gl'alberi son morti
è morta anche la selva
solo Biagio ormai ti salva!
E solo Biagio stava zitto e non guardava verso l'albero. In cuor suo sembrava pregare. Poi un fiore gli cadde sul volto e fu allora che alzò la testa e vide. Vide Cosimo alzarsi e stranamente stupirsi. Così intento a guardare il cielo, egli non fece caso ai suoi piedi, oramai incorporati al ramo, inglobati saldamente nel legno rosso, tanto da non poter capire dove finisse la pianta e dove iniziasse l'uomo.
Parte integrante di quella selva, aveva condiviso con lei, senza accorgersene, la
strana e inspiegabile metamorfosi.
Non toccò più il suolo, né sposò Viola; egli aveva subito le estreme conseguenze di una sua vecchia scelta, che da un piatto di lumache l'aveva portato a vivere il resto della sua vita sugl'alberi.
Accelerando i processi di mutazione, il ramo avvolse il barone Cosimo Piovasco di Rondò nella  sua rossa scorza e dopo pochi secondi entrambi si sciolsero in polvere che volò nel vento. Nessuno più ti salva!

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