Il Barone Rampante

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… ma c’erano anche di quelli che non pensavan punto che Cosimo fosse sparito dentro al mar di Liguria, e costoro – erano specie certi anziani Ombrosotti, secondo alcuni un po’ istupiditi, secondo altri oltremodo savi -, costoro sostenevano che dall’ancora della mongolfiera mio fratello si fosse arrampicato su su fino alla navicella, ma ben nascosto agli aeronauti, e che poi, una volta scesi gli ufficiali a terra, fosse ripartito in gran segreto sulla medesima mongolfiera,

senza una meta ben precisa, solo con l’idea di capire un po’ meglio cosa significasse star nel cielo, e che incrociata poco distante un’altra mongolfiera, avendo notato all’interno una signora che assomigliava vagamente a una madama che in gioventù aveva conosciuto con gioia ed equilibrio sul bilico di un ciliegio, si fosse lanciato su quest’altra mongolfiera, suscitando il più divertito degli spaventi, e senza per nulla lasciarsi abbattere dal fatto che tale madama, vista da vicino, somigliava ben poco a quell’altra di una volta, ma anzi trovando nuovo e misterioso slancio da questa travisata affinità, c’è chi narra che Cosimo continuò così, saltellando di mongolfiera in mongolfiera come fino a poco prima aveva fatto con gli alberi, e c’è pure chi giura – non son che due, ormai anzianissimi, anzi i più anziani in assoluto di un paese che nemmeno esiste più, se mai è esistito -, c’è chi giura che di saltello in saltello mio fratello giunse fino a Calcutta, da Viola, e che lì, vistala dall’alto e riconosciutala con tutta l’emozione che ancora riusciva ad albergare nel suo petto raggrinzito, urlò “avevi ragione tu e avevo torto io, non son me stesso senza te mia Sinforosa!”, e che finito di dir così si lanciò di testa nel fitto di qualche albero indiano, lasciando di stucco una Viola ancora troppo bella per essere definita vecchia e ancora troppo civettuola per non essere corteggiata a turno da illusi gentiluomini, mentre stava a guardar Cosimo precipitare nella sua personal foresta esotica, ma quel che penso io che ero e sono suo fratello è che forse meglio di tutti ha detto e immaginato Vanni Paglia, il più matto tra i matti del paese, il don Chisciotte Ombrosotto, così chiamato un po’ perché indubitabilmente matto e un po’ perché lettore vorace – alla maniera dell’hidalgo - quanto Cosimo e Gian dei Brughi messi insieme, e quel che disse Vanni è che con la mongolfiera il barone arrivò non in India ma solo, si fa per dire, in Russia, e proprio in Russia per una turbolenza la mongolfiera andò a sgonfiarsi sulla cima di una betulla, lasciando il barone ad ondeggiar lassù, indeciso sul da farsi, finché, su di un cavallo bianco e con una traiettoria sbilenca che a Cosimo ricordò all’istante la sua amata, non giunse galoppando quel tal principe Andrej, l’ufficiale incontrato chissà quanto tempo addietro sul cammin dell’Artiglieria, e con cui si era allora intrattenuto in brevi ma sagge parole, un po’ francesi un po’ russe e un po’ francesi e russe insieme, e che il principe, che -  diceva Vanni -, di cognome faceva Bolkonskij, o Balkonskij, o qualcosa del genere, avvedutosi che Cosimo di scendere non ne voleva sapere, salì lui, sulla navicella della mongolfiera agganciata alla betulla, e lì, senza smetter d’ondeggiare come su di un pendolo di vimini, Cosimo e Andrej parlarono per sempre di guerra e di pace.

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