La cantata degli ombrelli - Molfetta 1913/2001 Genova

progetto drammatico, regia e interpretazione Salvatore Marci
drammaturgia Ignazio Lazzizzera e Salvatore Marci
ottave ariostesche Lucia Mastropierro
video e luci Carlo Quartararo
musiche Federico Ancona
assistente alla regia Enza Depalma
scenografia Rossella Ramunni

costumi Michele Napoletano

Molfetta 1913. Prime elezioni a suffragio quasi universale /  Genova 2001. Riunione del G8.
Che cosa accomuna i contadini, gli emarginati, i diseredati del 1913 e i giovani manifestanti del 2001? Intorno a questa domanda lo spettacolo sviluppa la sua ricerca, anche drammaturgica.  In quella distanza siderale tra ciò che doveva essere e ciò che stato, tra la possibilità benigna di espressione democratica e la negazione del diritto a consentire qualcosa (l'elezione di Gaetano Salvemini) o a dissentirne  (la manifestazione genovese) .
Si cercano risposte, non si offrono certezze. Si  vola radente sul destino comune dei più deboli, a spiare  l'impotenza che regna, spesso, rabbiosa. Quell'impotenza espressa dalla domanda/ tormentone che ricorre nello spettacolo: "Ma Salvemini dove sta?"  Dove sta il garante dei nostri diritti, l'oggetto delle nostre speranze, l'uomo per cui rischiamo di essere picchiati?
Non ha senso reagire ed ha senso la non- violenza cui Salvemini invitava?
I poveri non hanno santi in paradiso, i sacerdoti solo talvolta riescono a dar loro conforto,  né c'è certezza per loro che si aprano le porte della vita eterna. Quanto è difficile credere che "la morte è ‘na livella" - per dirla alla Totò - ? o quanto ci si rassegna a credere che  l'inferno sulla terra sia  viatico per l'inferno dell'al di là?
Domande, o piuttosto risposte inadeguate.  Inadeguate come gli ombrelli che danno il titolo allo spettacolo, adoperati come mezzo di difesa dai salveminiani contro le revolverate dei pansiniani. Gli ombrelli  sono il simbolo della vana speranza.
Resistere con un ombrello è drammaticamente ironico, ancor di più se serve a difenderci da chi dovrebbe tutelarci. Eppure a volte anche gli ombrelli possono cantare. È proprio Salvemini ad insegnarcelo.

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Salvatore Marci
Dopo esperienze nell’ambito del teatro di sperimentazione, di strada e per l’infanzia, fonda insieme ad Enza Depalma nel 1999 l’associazione teatrale Grammelot e realizza Riccardo ama Riccardo, seguito dallo spettacolo per ragazzi Sancio e Chiscio(2000) e Malombre…quasi Amleto(2001) primo studio intorno all’Amleto di Shakespeare. Il 2002 è l’anno di Elektra, lavoro di ricerca su Sofocle e Sarah Kane. Nel 2003, in collaborazione con Philip Farah, realizza Amletaccio, spettacolo-studio a tecnica mista (teatro di figura e d’attore). Nello stesso anno, in collaborazione con la Casa dei Doganieri-Centro Diaghilev, realizza Favola di Amore e Psiche, spettacolo per l’infanzia. Nel 2005 Il suo studio teatrale dal titolo Per grazia non ricevuta giunge  finalista al concorso Satelliti promosso dalla compagnia Sosta Palmizi. Nello stesso anno firma la regia collettiva dello spettacolo Compleanno e realizza insieme al musicista Giuliano DiCesare TA KAI TA-sconcerto breve in memoria di Pier Paolo Pasolini. Come attore ha collaborato con il Teatro Kismet, la Casa dei doganieri, Maccabeteatro, Teatro Crest, Reggimento Carri  e con i registi  Simona Gonella, Enzo Toma, Lello Tedeschi, Roberto Corradino e Michelangelo Campanale. Svolge un’intensa attività pedagogica tenendo laboratori teatrali presso associazioni, cooperative sociali, comuni, scuole ed istituti superiori. Dal 2002 conduce il laboratorio teatrale per  i detenuti del carcere di massima sicurezza di Trani. Dal 2004 si trasferisce al reparto femminile dove tuttora continua ad operare e a produrre spettacoli. Nel 2006 viene invitato dal Teatro Kismet Opera a realizzare un laboratorio sperimentale con un solo giovane detenuto all’Istituto penale per i minorenni “N. Fornelli” di Bari. Il laboratorio si è concluso con uno studio finale dal titolo A sfumare…, una possibilità di ricerca teatrale intorno alla figura di Cirano de Bergerac. Una ricerca segnata da una seconda tappa nel 2007 con un altro laboratorio nel carcere femminile di Trani e con l’inevitabile studio finale dal titolo Perché mi guardi il naso? Nello stesso anno è regista nel lavoro collettivo L’Urto dell’immagine, una performance multimediale sul rapporto tra Pier Paolo Pasolini e il terzo mondo pensata e realizzata dal collettivo teatrale dell’associazione culturale Casa Dei Popoli. Sempre nel 2007 termina il percorso di ricerca su Cirano de Bergerac con la regia, la drammaturgia e l’interpretazione del monologo teatrale Cirano Lonely Hearts Club Band. Partecipa, come voce recitante, in molti progetti musicali; da ricordare quello con la  Mizan Orchestra, capitanata da Giovannangelo De Gennaro e il più recente recital Duende, passione ed estasi nella cultura arabo-andalusa, con i musicisti Nicola Nesta e Francesco Ficco. Nel novembre 2007 è autore, regista e attore dello spettacolo multimediale Millenovecentotredici. La cantata degli ombrelli, uno spettacolo per il cinquantenario della morte di Gaetano Salvemini. Il 2008 è caratterizzato dalla sua partecipazione come attore, oltre che nell’insolita veste di cantante, nello spettacolo-concerto I Mammasantissima in Ammerika, una produzione dell’associazione culturale “Tra il dire e il fare” - compagnia “La luna nel letto” con la collaborazione dell’associazione Grammelot. Nel 2009 intraprende con Carlo Quartararo un percorso di ricerca intorno al “Caligola” di Albert Camus.

 

 

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