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Peppino LupoIl Centro di Lettura Globeglotter e Peppino Beltotto sono i promotori del premio di poesia dialettale intestato al poeta Peppino Lupo, scomparso ad agosto del 2018.

L’istituzione del “Premio Peppino Lupo” è stata decisa dopo gli applauditissimi reading di Peppino Beltotto e amici dialettofoni organizzati per due anni di seguito nelle cantine vinicole trinitapolesi e d’estate nel giardino interno della Chiesa della Madonna di Loreto. Purtroppo, a causa della pandemia, non è stato possibile fissare una manifestazione pubblica per assegnare i premi ai vincitori della competizione poetica. Ora si riaprono i termini di consegna e sarà possibile inviare all’indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. i brani poetici entro e non oltre il 30 settembre 2022. I neo autori, senza alcun limite di età, possono presentare non più di 5 componimenti a testa, su argomenti a scelta, che saranno selezionati da esperti cultori del dialetto casalino. La manifestazione della premiazione avrà luogo in autunno nell’ambito della 23ma edizione di LibriAmo.

 

I versi di Peppino Lupo stanno ormai entrando a far parte del lessico casalino e soprattutto sono, così come lui avrebbe voluto, il bagaglio culturale delle persone più umili. Nei momenti felici o dolorosi dell’esistenza, contadini, casalinghe e vecchietti illetterati spesso ripetono ad alta voce, sorridendo o sospirando, intere quartine del loro poeta compaesano.

 

Luamele sti fatte de malincunèie” (su, non parliamo di fatti malinconici) è il verso finale della “Camera della vecchiaia”, una delle poesie in vernacolo più popolari di Giuseppe Lupo, il verso che rappresenta maggiormente la sua filosofia di vita, tutta tesa a godere della gioia di avere “gli occhi aperti sul mondo”.

 

Chi lo ha conosciuto profondamente sa che viveva ogni giorno come se fosse l’ultimo e pertanto non indulgeva mai in tristezze esistenziali, in pause di riflessione o, come usava dire, in “vuoti a perdere”.

 

Il tempo per lui erano le boccate di fumo che aspirava beato dalla sua inseparabile pipa, gli ulivi che rendeva eterni sui suoi quadri, i minuscoli haiku poetici che creava con i suoi compagni di studio, le quaglie che cacciava, le rose che coltivava, le spigole che pescava, le lumache “con lo sfoglio” che allevava, i merli indiani che addestrava, i cani che amava, le foto che scattava ai fenicotteri e ai tramonti nella zona umida.

 

La miseria, la fatica del lavoro dei campi, l’emigrazione, il dolore e le piccole gioie della povera gente, le stagioni della potatura, della zappa, della semina, il tempo dell’abbondanza e della pioggia, della carestia e della siccità, del mosto e della mietitura, i tramonti e i colori della natura pugliese diventano lampi di poesia che tutti i lettori, anche i meno attrezzati culturalmente, ormai ripetono e recitano in ogni occasione della vita.

 

La poesia di Peppino Lupo è fatta di immagini veloci che dipingono un avvenimento o un’azione con due, tre parole al pari di uno scatto di una fotografia. Per questo andava molto d’accordo con l’inseparabile amico e fotografo Peppino Beltotto: il primo Peppino fotografava con la penna mentre il secondo con la macchina fotografica.

 

Peppino Lupo vive ogni giorno nei sospiri di chi, di fronte ad un manifesto mortuario, dice ad alta voce “N’ate quatt’anne putaive cambè” (un altro po’ di anni poteva vivere) o nelle parole di coraggio che si sussurrano fiduciosi ad un amico disperato, ricordandogli che “Stè sembe nu scappucce aschennoute andò cresce l’erve” (c’è sempre un angolino nascosto dove cresce l’erba).

 

Ci auguriamo che un giorno non molto lontano, il cartello stradale, fissato all’entrata della città, con su scritto “TRINITAPOLI” possa avere stampata, sotto, una frase più poetica di “Città dell’olio, Città dei carciofi” e cioè: “NA CIAMBOITE DE CASERE SPANNOUTE O SAULE” (Trinitapoli: una manciata di case stese al sole).

 

La poesia “U casoile” è, infatti, il più grande regalo che il grande Peppino ha fatto al suo paese natale.

 

cultura tri lupo ricordo

 

ANTONIETTA D’INTRONO

 

Via: Corriereofanto

 

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