Il Gattopardo
aprile 1890 

In seguito alla morte del Principe Fabrizio la vita nella villa dei Salina non fu più la stessa. Il matrimonio fra Tancredi e Angelica non fu felice così come si aspettavano: infatti Angelica tradì diverse volte il marito e tra i suoi amanti ci fu anche il senatore Tassoni, amico di Tancredi.

I due alla fine si separarono e Concetta, sempre innamoratissima di Tancredi, gli fu molto vicino in questo momento difficile, tanto che il cugino cominciò ad apprezzare la sua gentilezza e le sue qualità e finì col capire che anche lui provava dei sentimenti per lei. Così Tancredi chiese a Concetta di sposarlo e lei felicissima accettò e iniziò subito i preparativi per il matrimonio. Tra gli invitati ovviamente Angelica non era in lista e neanche il padre, il sindaco Don Calogero, ormai in fin di vita.
Arrivò così il giorno tanto atteso. Concetta aveva preparato tutto nei minimi particolari: iniziata la cerimonia, piombò il silenzio e iniziarono a cantare le coriste della chiesa; tutti volsero lo sguardo verso la sposa che faceva la sua entrata verso l'altare e lì la aspettava Tancredi in abito scuro di fianco al prete. Concetta era bellissima quel giorno: capelli ricci, legati in alto con ferretti decorati e qualche boccolo pendente, il vestito lunghissimo a balze con un corpetto ricamato e con sopra uno scialle elegante, veniva alzato da terra alle punte da tre piccole damigelle. Concetta con il sorriso stampato sul viso porse la mano a Tancredi e il prete iniziò la cerimonia. Dopo lo scambio della fede e le parole del prete "Vi dichiaro marito e moglie" la cerimonia finì e subito cominciarono gli applausi che continuarono fino all'uscita dei due sposi a cui venne lanciato il riso.
Raggiunta la villa dove dovevano continuare i festeggiamenti del matrimonio, iniziò il bacchetto di benvenuto e successivamente, dopo il pranzo, diedero inizio alle danze che furono aperte ovviamente da Tancredi e Concetta. Dopo che anche altre persone ebbero raggiunto la pista da ballo, Tancredi lasciò Concetta ballare con gli invitati, mentre lui andava a prendersi un drink. Lì Tancredi incontrò il suo caro amico conte milanese Carlo Cavriaghi, ormai sposato e con due figli.
- «Carlo! Che bello rivederti, come stai? »
- «Non mi lamento! » rispose il conte con aria buffa.
- «Non pensavo saresti venuto con tutto il lavoro che hai da fare!»
- «Ma figurati, comunque non è di questo che volevo parlarti!»
Tancredi si accorse della faccia seria che assunse Cavriaghi.
- «Sono venuto per farti un'offerta che fu fatta tanto tempo fa a tuo zio il Principe di Salina, ma che lui rifiutò!»
Tancredi rimase sulle spine...
- «Volevo chiederti se vorresti diventare senatore del nuovo Regno d'Italia!»
La richiesta lasciò Tancredi a bocca aperta e senza pensarci abbracciò l'amico, gli strinse la mano e disse:
- «Ne sarei onorato!»
Il conte Cavriaghi sorrise e Tancredi corse subito da Concetta a riferire la notizia meravigliosa capitatogli il giorno bellissimo del suo matrimonio.
Il conte milanese raggiunse Tancredi che era corso via dalla sposa e gli porse un foglio da firmare per confermare la decisione. Tancredi firmò il foglio con una energia e una sicurezza che per poco non bucava il foglio.
Questa notizia rese Tancredi ancor più felice di quanto non lo fosse già nel giorno del suo matrimonio. Finiti i festeggiamenti tutti tornarono alle proprie case, Tancredi salutò il suo amico Carlo Cavriaghi e anche lui tornò a casa con la sua nuova moglie Concetta.
maggio 1910

Dopo vent'anni dal matrimonio, Tancredi era ormai vecchio e non poteva più andare e tornare da Palermo a Roma per tutte le questioni politiche legate al suo ruolo di senatore, così si dimise dalla carica e da quel momento passava le sue giornate in casa muovendosi a malapena. In quei momenti capì come si sentiva suo zio il principe Fabrizio quando sapeva che la morte era vicina. Concetta, essendo più giovane del marito, se ne prendeva cura per tutto ciò di cui aveva bisogno.
A quel tempo Palermo aspettava l'arrivo dell'estate, ma il caldo già si faceva sentire, e anche questo contribuiva alla stanchezza di Tancredi tanto che si ammalò e quindi restava a letto tutta la giornata. Tutti i giorni veniva il dottore a fargli visita per controllare le sue condizioni di salute e di giorno in giorno peggiorava sempre di più e questo Concetta lo sapeva bene; non peggiorava solo la salute, ma anche il buon umore e la continua felicità che avevano sempre caratterizzato Tancredi e che lo facevano amare da tutti.
In quei giorni si avvicinava il cinquantenario dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia e a Palermo nonostante la passività che caratterizzava la città in quel periodo, il popolo aveva voglia di festeggiare; ed anche per Tancredi quel giorno era uno dei più felici da quando era a letto malato.
Il 5 maggio 1910 per tutta Palermo c'erano parate e bande di musicisti in giro per le strade a festeggiare cinquant'anni dallo sbarco a Marsala. Anche Tancredi festeggiava dentro di sé a modo suo lì nel letto, e lo faceva proprio perché voleva una morte felice al fianco della moglie e cugina Concetta a cui stringeva la mano. In quel momento passò sotto alla finestra un gruppo di cittadini che suonavano e cantavano felici: fu proprio allora che Tancredi fece un sorriso e i suoi occhi azzurri si chiusero per sempre e con lui finì la dinastia dei Falconeri.
Concetta con le lacrime agli occhi si affacciò alla finestra a guardare le parate e i festeggiamenti accettando dignitosamente la morte del marito così come Tancredi avrebbe voluto e pensando a lavoro del marito nella sua mente nacque un dubbio: se Tancredi fosse riuscito veramente a formare una "nuova Sicilia" e quindi a distaccarsi dal suo vecchio mondo siciliano a cui apparteneva lo zio, il principe Fabrizio, che al contrario del nipote non era riuscito a staccarsi dalla sua "vecchia Sicilia".

 email2png