Il Gattopardo
(20 voti, media 4.85 di 5) Finale vincitore!

"Per questa volta non mi oppongo" – aveva detto Tancredi all'ammaliante Angelica, che aveva chiesto a Don Fabrizio di concederle un ballo.
"Attento, Principe di Falconeri – pensò il Principe di Salina - Il mio autore ha ancora un'aspettativa su di me e mi offre un'ipotesi alternativa. Dando sfogo al suo lato crazy, immagina che in un giro di valzer io sia riuscito ad annientare quel senso della fine, che fino a un momento fa mi soggiogava.

Potere della musica!
Proprio così, ad ogni giro un anno mi è caduto giù dalle spalle; quel valzer, che sembrava non finire mai, mi ha avvolto come un vortice in alto mare e lo sguardo di lei mi ha trascinato in fondo. Un cuore che invecchia e ringiovanisce subito dopo, spazzando via il silenzio della morte piombatogli addosso nel rumore della rivoluzione garibaldina.
La vita ha cambiato direzione, Tancredi, il cuore ha cambiato sentimenti. E' una notte troppo bella per non vivere! Ho scelto l'alba di un nuovo giorno, te lo aspettavi?
Sai, carissimo nipote, è sinceramente antipatico invecchiare; i teneri e svolazzanti sogni giovanili si sono spezzati con l'andare avanti negli anni; ma sono ancora vivo, vigoroso, sano e una persona sana esprime, non reprime, ciò che ha dentro. Bello e affascinante, il colosso non è invulnerabile. Sono stato travolto dalla sensualità di Angelica, dalla violenza della sua dolcezza; i suoi capelli color di notte e i suoi maliziosi occhi verdi hanno risvegliato la mia sensualità. Il desiderio di lei mi ha riportato a nuova vita e sono pronto a risfoderare le mie armi di seduttore. L'orgoglio del gattopardo è tornato. Tuffarmi in questa passione è proprio quello che mi ci vuole.
Noi siciliani, perfetti, grandi, i migliori; quello che ci manca è tutto il resto ... Io, principe di Salina, pensatore profondo e sensibile, amante delle cose belle e dell'arte, sono ancora in tempo, io; stanco sì, ma non troppo da non oppormi al pesante presente, non tanto da fare la fine di Concetta, placida e sottomessa, che ha visto infrangere i suoi sogni fin da giovane, rinunciando ai suoi sentimenti per te, Tancredi. Il tempo dell'amore non è ancora tramontato, per me. Non voglio avere rimpianti e finire imbalsamato, non resterò immobile nella pigrizia di questa terra. Questa volta non mi farò sopraffare da inutili scrupoli morali.
Caro nipote, sento di essere più autenticamente audace di te: dietro i mutamenti e l'aria nuova che tu vai vagheggiando, in realtà vi è un malcelato desiderio di immobilismo. Abbiamo paura dei cambiamenti, per questo accettiamo di vivere nell'infelicità; ma io in questa infelicità non sono più disposto a vivere. E' tempo di far ardere la vita della fiamma più viva. E' l'amore la risposta alla disillusione. E' l'amore la sola via d'uscita!"
Il futuro gli sembrò improvvisamente roseo. Una repentina fiducia nelle opportunità dell'avvenire e la determinazione a non accontentarsi più di sopravvivere subentrarono al dissenso per quel momento storico di svolta. Non più scettico sul grosso cambiamento epocale, di lì a poco don Fabrizio accettò il seggio di senatore, offertogli dal funzionario piemontese Chevalley e con Angelica cominciò la scalata sociale nello Stato sabaudo.
Allontanandosi, la sera della partenza, anche la sua amata terra gli sembrò meno brulla. Le bougainvilles adagiavano nell'oscurità le loro cascate di seta episcopale. Le nuvole erano sdraiate sulla luna.

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