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sociale tri laika

La signora Patrizia ha sempre avuto nei confronti degli animali grande rispetto e affetto e questo fu uno dei motivi per cui lei e suo marito decisero di trasferirsi in una villa con intorno un grande giardino, che divenne la residenza di cani, gatti, galline, tartarughe e, per qualche mese, anche di un agnellino che vagava nei campi dopo una grande tempesta.

A questa famiglia già molto “allargata” si aggiunse, 18 anni fa, Laika. La volpina di un suo amico aveva fatto una fuga d’amore con un maltese che le fece dare alla luce tre bellissimi cuccioli, dei quali la più cicciottella fu adottata dalla signora Patrizia. Sin da piccola, Laika mostrò di avere un carattere molto diverso dagli amici pelosi con cui conviveva: dominante, socievole e furbetta, si appropriò del giardino e, quando papà Gino e mamma Patrizia erano al lavoro, guardando i gatti di famiglia, imparò ad arrampicarsi come loro sulla rete di recinzione per scappare nel viale e andare, ad orari ben precisi, a far visita ai vicini di casa, amici dei suoi padroni. La conoscevano tutti e la ospitavano per ore in veranda o in giardino, facendola giocare, correre e pranzare con i loro figli.

Nel pomeriggio, all’ora di rientro della signora Patrizia, che arrivava per prima a casa, Laika si piazzava puntuale al centro del viale e, appena vedeva spuntare in lontananza la piccola macchina rossa della sua padrona, si animava. Scodinzolava all’impazzata, si girava su se stessa, abbaiava per la gioia e si arrampicava sul finestrino della macchina, che la signora Patrizia apriva per salutarla. Ogni giorno si ripeteva questa scena che segnava l’inizio di una serata di coccole, di giochi, di risate e di riposo insieme sul dondolo della veranda.

D’estate, se nella villa c’erano amici a cena, il signor Gino preparava sul tavolo accanto al forno a legna salsiccia o pollo da arrostire sulla brace. Contava i pezzi, girava la testa per sistemare qualcosa, ma quando si rigirava per prendere la graticola si accorgeva che mancava un pezzo. La cagnetta, velocissima, faceva sparire le prove e guardava i suoi padroni con gli occhi più teneri e dolci del suo repertorio. Sembrava dicesse: “Non sono stata io, non vi arrabbiate. Vi voglio tanto bene!”

Qualche mese fa, Laika ha cominciato a non stare più bene. Non si arrampicava più, camminava con molta difficoltà a causa dell’artrosi e non riusciva più ad essere autonoma per i suoi bisogni corporali. Chi ha avuto un cane sa bene cosa significa vedere il proprio animale anziano deperire giorno dopo giorno, rinunciando alle sue festose manifestazioni di affetto per mancanza di forze. Nei suoi ultimi giorni di vita, Laika non è stata un giorno da sola. I bambini che un tempo giocavano con lei, ora adolescenti, non le hanno permesso di chiudere per sempre gli occhi senza avere carezze e abbracci.

Noemi, una studentessa quattordicenne, ha trascorso pomeriggi interi con lei, lavandola, aiutandola a sollevarsi, dandole le medicine che le aveva prescritto il veterinario, accarezzandola e sdraiandosi con lei al sole per consentirle di sentire ancora gli odori del suo amato giardino. Laika usava scavare delle buche nel terreno nelle giornate calde, dove si sistemava per stare al fresco. La sua padrona l’ha poggiata, sicura di farle piacere, in una fossa che ha ricoperto di pietre bianche.

Intorno al suo giaciglio ha interrato tante piante fiorite, per ricordare degnamente non solo un cane ma soprattutto l’amore incondizionato che è fiorito, giorno dopo giorno, inondando di profumi la vita di tante persone ed educando i più giovani, come Noemi, ad amare le cose semplici e genuine, la natura e gli animali.

ANTONIETTA D’INTRONO

 

Via:Corriereofanto

 

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