Comunicazione

Tony Di CorciaIo domando: una vita in un’intervista

A un’intervista ci si dovrebbe preparare come a un incontro d’amore.
Con le stesse attese, lo stesso desiderio, la stessa attenzione sincera per l’altro. In fondo, intervistare un personaggio famoso (o un comune mortale) è un atto di seduzione, nel senso più etimologico del termine: il vero risultato, infatti, è quello di condurre qualcuno a sé perché ci doni qualcosa. Un’affermazione colorita, una frase che faccia discutere, una rivelazione, una confidenza, un segreto, un ricordo. O una semplice risposta: in alcuni casi non è scontato riceverne.

 

Nessun giornalista, nemmeno il più scaltro e consumato, può prevedere come andrà un’intervista. Proprio come a un incontro d’amore, sono frequentissime le delusioni o le soprese e, nella maggior parte dei casi, la chimica che si sviluppa tra intervistatore e intervistato è l’unico e fuggevole dio capace di segnare e regolare il corso di quell’evento.

Capacità di empatia, informazione, cortesia e autorevolezza sono ottimi strumenti di partenza, un bagaglio anzi indispensabile, e permettono al cronista di gestire la conversazione secondo le sue esigenze e di indirizzare positivamente il confronto. Ma a rendere un’intervista unica o interessante, indimenticabile o speciale, saranno fattori assolutamente imprevedibili, ingestibili, intangibili.

Anche per questo motivo, l’intervista è lo strumento più tenuto e – allo stesso tempo - affascinante dell’intera professione giornalistica: non a caso, moltissimi sono coloro che sanno firmare reportage e notizie, articoli e inchieste, spesso encomiabili per puntualità e qualità, ma molti meno sono coloro che riescono a fare di quelle chiacchierate qualcosa che possa incontrare l’attenzione dei lettori.

Una conversazione (cos’altro, sennò?) per scoprire cosa si nasconde dietro un’intervista, sia essa televisiva o per la carta stampata. Qualche trucco del mestiere, qualche regola imprescindibile, qualche strizzatina d’occhio. Perché alla fine, bisogna ammetterlo, se un giornale pubblica nove articoli e un’intervista, nove lettori su dieci cominceranno da quest’ultima la loro lettura. E l’atto di seduzione, l’incontro d’amore più importante, sarà finalmente riuscito: quello tra il giornalista… e il suo lettore.

 

Biografia

Tony di Corcia è nato a Foggia 36 anni ani fa, ma avrebbe preferito emettere il suo primo vagito in una qualsiasi località toscana dieci anni dopo. Ha i capelli (pochi) neri e gli occhi castani, ma avrebbe voluto occhi verdi incorniciati da lunghi boccoli dorati. Si è laureato in Giurisprudenza, ma nei suoi sogni c’erano la Facoltà di Lettere o l’Accademia di Belle Arti.

In questo oceano di aspirazioni frustrate, si erge maestoso un isolotto di soddisfazione professionale. Tony, sin dalla più precoce età, voleva: comunicare, fare il giornalista, lavorare in televisione, scrivere libri, fare interviste. Così è stato: giornalista professionista, conduttore televisivo, ha firmato un libro su Gianni Versace. In ventidue anni di carriera si è tolto numerosi sfizi; ha intervistato stilisti e modelle, registi e scrittori; ha parlato di manicomi e amore con Alda Merini, di felicità e ricordi con Mario Monicelli, di principesse e vestiti con Natalia Aspesi, di emigrazione e pasta fatta in casa con Emanuel Ungaro.

Eppure, c’è qualcuno che riesce a non comunicare con lui e a fargli capire che cosa nasconda dietro il suo sguardo altezzoso: il suo gatto Priscillo, inamovibile nella sua impenetrabilità.

 email2png